La nanotecnologia è l’insieme di metodi e tecniche per la manipolazione della materia su scala atomo-molecolare, ha l’obbiettivo di realizzare prodotti e processi radicalmente nuovi.
Il primo riferimento alla nanotecnologia (non utilizzando ancora questo termine) risale al discorso tenuto da Richard Feynman nel 1959.
Il termine nanotecnologia fu coniato nel 1986 da Kim Eric Drexler, che definì la sua scienza:
Una tecnologia a livello molecolare che ci permetterà di porre ogni atomo dove vogliamo che esso venga posizionato.
Le nanoparticelle devono essere programmate per ogni tipo di supporto da formattare.
Nello stesso anno, il microscopio a scansione tunnel, un microscopio a forza atomica che permette di vedere e esaminare le superfici di materiali conduttori e non conduttori, spalanca definitamente le porte della “nanosfera”.
La Nanotecnologia è pertanto lo studio di mondi straordinariamente piccoli.
In un mondo “lillipuziano” si sviluppano molte possibilità per il nostro futuro, permettendoci di affrontare problemi considerati sino ad ieri irrisolvibili.
La nanotecnologia ha preso avvio dallo studio della materia su scala nanometrica: un nanometro, un miliardesimo di metro, corrisponde alle dimensioni di una molecola.
Nel 1982 Willhelm Barthlott, botanico tedesco dell’Università di Bonn, ha scoperto con il microscopio elettronico perché le foglie della pianta di loto sono autopulenti!
La superficie delle foglie di questa pianta non era liscia, come supposto, ma Nano-ruvida.
Gli invisibili e minuscoli rilievi della struttura delle foglie non permettono ai liquidi e alla sporcizia di aderire sulla superficie della foglia.
A seguito di questa scoperta é iniziato l’esame e lo studio di altre piante e animali, questa nanotecnologia è l’ingegneria nanobionica.
La nanotecnologia bionica permette di trasferire le proprietà scoperte nella natura e consente di creare nano applicazioni che trasformano atomi e molecole delle superfici dei supporti, che acquisiscono strabilianti nuove caratteristiche e proprietà.
Per ogni tipo di substrato ed applicazione le molecole atomo-molecolari, chiamate “nanoparticelle“, devono essere specificamente preparate e programmate.
Le nanoparticelle, sono come un esercito di piccolissimi nani intelligenti, che si organizzano e dispongono come ha programmato il chimico che ha studiato e preparato l’applicazione.
Dunque, per ogni substrato, si debbono creare e studiare le nanoparticelle adeguate che andranno ad eseguire le modiche della struttura per ottenere le caratteristiche e gli effetti stabiliti.
Le foglie del fiore di loto sono idrofobiche.
La foglia del fiore di loto esaminata al microscopio è nano ruvida.
La sua rugosità impedisce all’acqua di aderire alla superficie.
L’idrofobicità di una superficie è determinata dall’angolo di contatto.
Più alto è l’angolo di contatto maggiore sarà la idrofobicità di una superficie.
Superfici con un angolo di contatto inferiore a 90° sono indicati come idrofili (assorbenti) e quelli con un angolo superiore a 90° come idrofobi (repellenti).
Alcune piante mostrano angoli di contatto fino a 160° e sono chiamati super-idrofobici che significa che solo il 2-3% della superficie di una goccia è in contatto.
Supporti con una doppia superficie strutturata come il loto può raggiungere un angolo di
contatto di 170°.
Le formattazioni nanotecnologiche, dell’ingegneria nanobionica, trasformano l’angolo di contatto rendendo la superficie repellente all’adesione dell’acqua.
L’acqua scivola via in forma di perle trascinando con se le impurità.
Lotus Effect® = effetto autopulente = “easy to clean”
Adottando il principio del fiore di loto le superfici sono sempre lucide e pulite
“easy to clean”
Utilizzarli è semplice e si ottengono i seguenti effetti:
idrorepellenza
oleorepellenza
impermeabilizzazione
antisporco
antimacchia
anticalcare
anti corrosione
antiossidazione
antigraffiti
antigraffio
